Tutto è iniziato con messaggino su whatsapp sabato 22 febbraio in cui la rappresentante di classe della mia A. ci comunicava che era stato confermato un caso di persona infettata dal Coronavirus che seppur residente a Torino frequentava la nostra zona per motivi di lavoro 2 volte a settimana.

Da quel messaggino in poi è stato un continuo di notizie, informazioni, messaggi allarmistici, di condivisione, di allerta da tutti i canali di comunicazione a tutti noi più accessibili… nessun messaggio riusciva a “calmare gli animi”, e io davanti a questa situazione ero sempre più perplessa, curiosa e preoccupata sull’effetto che tutte quelle informazioni che giravano in maniera incontrollata potevano avere su ognuno di noi.

Ho cercato di mantenere la calma, capire e non ho letto per un pò le chat che continuavano a riempirsi di messaggi vocali e scritti. Ho provato a staccare la spina e capire… la mia percezione, confermata da notizie lette e date da persone competenti, era che questo virus influenzale era sicuramente più forte di altri perché “nuovo” ma non mortale, non mortale per chi non soffre di patologie che debilitano il corpo.

In un primo momento hanno sospeso le manifestazioni pubbliche, poi hanno chiuso i luoghi pubblici, teatri, cinema, luoghi di incontro, poi le scuole e tutti i luoghi di intrattenimento in generale (incluse piscine, palestre, ecc…). Nel giro di poco arriva anche la comunicazione della mia azienda : Smart Working per una settimana.

Ero sopraffatta da una sensazione di impotenza davanti ad una serie di chiusure e divieti sulla mia persona di carattere precauzionale. Cercavo e cerco di capire quanto la volontà di chi governa può limitare la mia libertà di uscire di casa e vivere.

E’ saltato l’offsite della mia Azienda ad Atene con una forte perdita economica (voli aerei, alberghi ecc…), ho perso una serata al cinema con mio marito, ho perso lo spettacolo a teatro per vedere lo spettacolo di Argentero, ho perso un paio di uscite con le mie amiche, le mie figlie hanno perso le lezioni del loro sport preferito, anche andare a fare la spesa aveva assunto un tono surreale con scaffali vuoti perché la gente in preda all’ansia ha fatto “le scorte” prima di chiudersi in casa.

Surreale.

Il Governo vuole tutelarci facendoci stare chiusi in casa, per non farci ammalare, ok… ma a quale prezzo? Che malattia dobbiamo affrontare? una malattia batterica? NO un virus. Un virus i cui sintomi sono gli stessi di un raffreddore che potrebbe degenerare in polmonite, un virus che ha un tasso di mortalità riferito a persone già debilitate da altre malattie. Quindi non si muore ‘DI’ coronavirus, ma il coronavirus può far degenerare delle patologie già presenti in un corpo umano. E se vi dicessi che fino a 2/3 settimane fa le classi delle mie figlie erano decimate da bambini con il raffreddore cosa pensereste? .. e se non era raffreddore?

Io NON sono un medico, io sono solo una donna che vorrebbe essere libera di uscire di casa e vivere. Vorrei fare tutto quello che farei di solito senza mettere a rischio la mia vita e quella altrui. Ieri sera sentivo quanta cattiveria le persone ignoranti hanno rivolto ai malati o anche a persone che vivono nelle zone rosse con messaggi irripetibili sui social network. La gente ignorante, impaurita e rinchiusa in casa tira fuori il peggio di sé.

In una città come Milano vedere le strade deserte, un silenzio quasi lunare a tutte le ore, fa percepire una sensazione di MORTE alla quale bisogna ribellarsi in qualche modo. Io davanti a tutto questo rimango sgomenta e disorientata. O chi ci governa ha informazioni diverse da quelle che stanno girando in queste settimane e davvero ha motivo di tenerci reclusi in casa in perfetto stile ‘peste manzoniana’, oppure davvero il delirio mediatico ha un potere tale da permettere una seconda settimana di smart working, scuola ancora chiusa … e di nuovo tutto fermo, chiuso, inerme anche per questa seconda settimana.

Vi garantisco che, la vera difficoltà non è il lavorare a casa con due bimbe che alternano momenti di gioco, studio (e grazie al registro elettronico e alle chat di classe abbiamo anche i compiti a casa assegnati tra cui una ricerca su virus e batteri!) e noia in maniera random, è il non poter fare nulla fuori da casa, tranne andare al parco (e oggi diluvia) e a comprare il pane.

Se all’essere umano togli lo svago, il socializzare, il contatto con le altre persone secondo me togli molto, più di quello che si pensa. Se poi lo tieni chiuso in casa e lo ‘bombardi’ di informazioni con toni allarmistici o poco chiari capisci che anche il riprendere la vita di tutti i giorni sarà sempre più difficile.

… e quanto durerà? Potrebbe durare mesi… le aziende vanno avanti con lo smart working, i bambini studiano a casa… Poi mi è arrivata la foto del foglietto della messa dal gruppo del catechismo così possiamo leggere il Vangelo a casa, e alcune palestre si sono organizzate con lezioni on line su YouTube o Skype… quindi il nostro dovere possiamo farlo tutti anche da casa e quindi? … e quindi? io mi rifiuto di leggere il Vangelo a casa, di fare lezioni su YouTube, e se invece venissero sanificati gli ambienti e torniamo tutti a vivere?

Io voglio semplicemente uscire… e vivere.

Spero passi presto questo periodo in cui la mia libertà è limitata e non so neanche davvero perché.

… e tu come stai vivendo questi giorni di paralisi collettiva e delirio mediatico?…

…unisci anche tu il tuo puntino…