Il periodo dell’adolescenza è quella fase della vita in cui chi ti sta vicino ti vede cambiare sguardo, cambiare linguaggio, cambiare modo di relazionarti con gli altri e anche con te stessa.
La mia fase adolescenziale non è stata vissuta appieno, per come “il libri” o le amiche l’hanno definita o vissuta. Nessuna ribellione, nessun cambiamento di linguaggio.. ma di sguardo sì.
Ricordo che guardavo il mio presente che mi stava sempre più stretto ma non avevo la forza di ribellarmi, non avevo abbastanza amor proprio da pensare che quel che avevo da dire andava fatto ascoltare, tanto meno da entrare in conflitto con la mia famiglia e così pianificavo un modo per provare a vivermi i miei 15/16 anni al meglio per come potevo, ma soprattutto iniziai a sognare un futuro lontana dalla mia città natale. Ecco l’idea di me in un’altra città era il massimo della mia trasgressione all’epoca, oltre il saltare la palestra per vedere di nascosto il ragazzo che mi piaceva…
Le ragazze attorno a me e le mie amiche “sbocciavano”, scoprivano emozioni, si buttavano in nuove esperienze sperimentando… a me non era permesso e io non riuscivo a rischiare e permettermelo entrando in rottura con mia madre… ero bloccata dalla paura di non essere poi amata lo stesso e nonostante tutto. La crisi, la ribellione, la rottura nella mia vita è arrivata tardi nel tempo, è arrivata silenziosa, fisica, distruttiva.
“Prima o poi la rottura con le nostre figure di riferimento arriva ed è necessario. Meglio prima che dopo”. Verissimo.
Non mi oppongo alla sua crescita, ai suoi cambiamenti, ai suoi sbalzi d’umore, ai suoi silenzi che urlano. Cerco di farle capire che l’Amore c’è e resta nonostante tutto quello che può succedere… ma non so mai cosa è giusto / è meglio fare. Proprio per questo in questi mesi mi son persa via a parlare, ripetere, fare, proporre, essere presente.. sono sincera, ho soffermo moltissimo, mi sono sentita persa, vuota, sola … solo da poco ho capito che la cosa migliore è non fare niente. Non fare niente vuol dire che bisogna mettersi in ascolto se e quando lei vorrà parlare, solo esserci quando lei vorrà che io ci sia.
e quindi? come si fà? cosa si fà nel mentre?
non lo so ragazzi, non lo so.. so solo che è difficile.
Nasce tuo figlio/a e tu vedi la tua vita stravolta.. parti con le montagne russe.. piangono perchè è l’unica cosa che sanno fare dopo mesi al buio cullati dalla placenta, non hanno riferimenti temporali e le 3 del mattino sono come le 4 del pomeriggio.. poi iniziano a sorridere e ti riconoscono, e ti stringono le dita della mano.. e poi i sorrisi diventano un sipario su dei piccoli dentini che son stati febbre e fatica.. loro e tua.. un legame fisico, emotivo di scambio… gattonano, toccano tutti gli oggetti, iniziano a mangiare le pappe, e poi ti chiamano “mammamamamama” “pappapapapa”… che ti sembra una melodia ipnotica.. e quando poi li lasci all’asilo che piangono come se fossero torturati solo per far breccia a quel nuovo sentimento (per alcuni) che si chiama senso di colpa.. e quando vai a prenderli ti sorridono in maniera così entusiasta che pensi “Amore la mamma è qui e non ti lascia più”, mentre la maestra ti mette davanti alla realtà “stia tranquilla appena lei va via, sua figlia inizia tranquilla a giocare con tutti”. Ecco.
E da quando tolgono il pannolino che poi ti sembrano già tanto grandi…eppure ci sono quelle coccole, quel contatto fisico di abbracci, giochi e quella mano che tieni per strada che ti dà forte la percezione “dell’esserci”… ecco cosa mi manca .. mi manca tenerla per mano e abbracciarla...
Ed eccomi qui…aspetto che cresca. Mi dicono che crescerà e che tra qualche anno, la ritroverò sorridente e con un’apertura verso la nostra relazione che la porterà a raccontarmi cosa fa, cosa pensa, cosa sogna per il suo futuro.. io ci voglio credere che questo succederà, ma nel frattempo io cosa faccio?
Quando per 13 anni hai fatto moltissime cose ma quella che ritenevi la più gratificante assume una forma nuova che ti sta stretta… cosa fai? cosa t’inventi?… a me fare la mamma che chiacchiera, ascolta e ride mi è sempre piaciuto nonostante la fatica fisica e il forte coinvolgimento emotivo e per ora continuo ad essere in parte quel tipo di mamma con la mia figlia più piccola che però sta crescendo anche lei.. e quindi niente.. devo capire..
Troppe aspettative? Sì forse sì.
E mentre aspetto che tu cresci.. sento che devo provare a crescere anche io e a crederci che tornerai da me con i tuoi tempi e se ne avrai voglia ed io, mentre ti aspetto, devo Fare. Fare cose belle, esperienze nuove, devo vivere la vita giorno dopo giorno, devo imparare a riconoscermi le cose positive fatte fin ora e darmi la possibilità di ripartire da chi ero e chi sono diventata.
La vita è un moto continuo, niente è uguale a ieri e non posso far nulla per fermare il tempo, le persone… ci si sceglie ogni giorno.. a volte si vince a volte s’impara qualcosa. Molte persone sono uscite dalla mia vita, molte ne sono entrate… e non sempre io ho potuto scegliere.
E tu cosa mi consigli di fare mentre aspetto che Lei cresca? e tu cos’hai fatto mentre i tuoi crescevano o cosa pensi farai quando i tuoi saranno in piena ribellione verso la figura genitoriale?
…unisci anche tu il tuo puntino…

cosa ho fatto? ho aspettato che crescessero, giorno per giorno, con le antenne lunghissime e drittissime, e tanta pazienza e disponibilità. Poi passa, ma si aprono altri periodi, non necessariamente più facili, e alle volte altrettanto pericolosi (figli motociclisti)
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Grazie Paola per aver unito il tuo puntino…mi confermi quindi il detto “figlii piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi”.. o qualcosa del genere..😅
Grazie
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Confermo eccome e, se posso infierire, si continua così. Poi arrivano i nipotini e le ansie si moltiplicano … ma è anche bellissimo. Un abbraccio solidale
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🫂
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