Il giorno del tuo ultimo respiro è stato il primo di una mia nuova Vita.
Ricordo perfettamente che senza di te io non volevo e soprattutto sentivo di non poter andare avanti.
Per mesi ho pianto, in qualsiasi momento della giornata, con quella sensazione netta di mancanza di respiro e di “qualcosa che tirava” nel petto.. era quel buco nel cuore che tirava.. con il quale convivo ancora oggi e per sempre.
Il mio pianto era il pianto della bambina che avrebbe voluto il suo Papà più presente durante la sua infanzia.
Era il pianto della figlia che ha visto suo Padre soffrire e lottare col suo miglior sorriso contro le ingiustizie, contro gli abusi di potere, contro le cattiverie e le bugie.
Era il pianto della figlia donna che lo avrebbe voluto ancora accanto per prendersene cura e per godere del calore del suo sorriso e dei suoi infiniti abbracci…per recuperare il tempo perso.
Era il pianto di me mamma che avrebbe voluto vedere le ragazze crescere con la presenza di un Nonno gentile, positivo, sorridente e pronto ad essere complice per gli scherzi più divertenti..
Un giorno qualunque mi sono accorta che – come cantava Jimmy Fontana –
“… intorno a me girava il mondo come sempre” … il mondo continuava a girare, solo io mi ero fermata davanti ad un vuoto così immenso…
Io ho capito che io avevo sentito il bisogno di stare ferma, ma che se avessi voluto, mi sarei potuta muovere… come quando entri all’improvviso in una stanza buia, senza luce, cosa fai? Stai ferma.
Ecco io stavo ferma nella stanza buia, in piedi, aspettando un segnale che mi dicesse da dove uscire. Ma niente. Per mesi sono rimasta lì ferma perché non è facile emotivamente muoversi al buio…dopo aver capito che io non ero morta, che io esistevo ancora, ho iniziato a pensare..”cosa devo fare? cosa posso fare?” E proprio quando ho iniziato a pensare mi sono riconosciuta: “eccomi sono ancora io, sono solo dentro una stanza buia, respira, sei viva.”
Ho letto un libro scelto per caso in una libreria in aeroporto che si è rivelato per me una chiave davvero importante (Profondo come il mare, leggero come il cielo di Gianluca Gotto) , mi son fatta aiutare da una terapeuta e mi sono fatta aiutare dal mondo che girava attorno a me.
Queste 3 cose, insieme alla mia volontà, mi hanno fatto ritrovare la porta d’uscita e per la prima volta ho capito che sono riuscita a darmi tempo e sono stata compassionevole con me stessa, come mai prima d’ora.
È passato un anno Papà, e sono qui a dirti che sono ancora in piedi ma ora fuori dalla stanza buia, che mi manchi tantissimo ma avevi ragione Tu: ce la sto facendo.
Sono giorni molto faticosi emotivamente, ripercorro queste giornate con dei ricordi molto definiti ma so come viverli..senza scappare.. passandoci attraverso, vivere la tristezza e la malinconia è l’unico modo per farli andare via.
Mi manchi tanto, sempre.

Ho imparato Papà a vivere il Presente. Un anno passa un giorno dopo l’altro e io vivo proprio così giorno per giorno, ora per ora, consapevole che ogni giorno è diverso da un altro e che passano veloci anche quando sono difficili.
Vivo il presente Papà perché guardare al Passato e pensare al Futuro mi mette in difficoltà…ho deciso di guardare al futuro solo per prenotare le vacanze 😄
Il presente è solido, concreto e mi regala consapevolezza…domani sarà troppo tardi per fare/dire tante cose e io non voglio perdere le cose belle che la vita mi propone. Non mi tiro indietro, mi faccio avanti. A volte non vengo capita, a volte vengo abbracciata… e va bene così.

Vorrei averti qui per parlare con te di questo mio nuovo e intenso presente e ti direi “sai perché si chiama presente? Perché deve essere considerato un ‘regalo’!”. So che tu mi avresti sorriso e mi avresti aiutata con uno dei tuoi disegni per questo post.
Grazie Papà, sono qui e mi manchi sempre tanto.
…cosa ti è successo un anno dopo la morte di una persona a te cara? Come ti sei sentito guardandoti indietro? …
…unisci anche tu il tuo puntino…

Cara Nicole,
In quello che scrivi si percepisce tutto l’amore che tu e il tuo papà vi siete dati.
A volte ti “invidio”…. io un rapporto così speciale con mio padre non l’ho mai avuto.
Ti abbraccio forte e ti dico continua così lui è sicuramente fiero di te
Stefania
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Grazie Stefania!❤️🩹
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Cara Nicole, mi unisco a Stefania. Mi capita spesso di leggere di dispiaceri molto intensi per la perdita del papà. Uomini che sono stati capaci di dare molto, e poi lasciare un grande vuoto. Per me è stato il contrario, non si è mai riempito niente, quindi non si è nemmeno svuotato. Non so quale delle due sia la versione migliore. Ho però sperimentato altri vuoti, qualcuno difficile da riempire anche solo un po’. Faccio mia la tua frase: Dopo a volte è tardi. Un abbraccio
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Cara Paola, grazie per aver letto e per aver unito il tuo puntino. Sperimentare il vuoto è un’esperienza che ci portiamo dentro sempre, si “dopo a volte è tardi”. Ti abbraccio anche io
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