Oggi per motivi di comodità abbiamo deciso di prendere la metro per raggiungere il centro di Milano e sedute davanti a me c’erano due ragazze che ridevano, si raccontavano degli aneddoti e condividevano le due cuffiette del l’auricolare del cellulare (gesto di condivisione di cui amo il simbolismo!)
E mentre le guardavo mi è tornata in mente l’immagine di noi due insieme.
Ricordo quando l’ho conosciuta il primo giorno delle Liceo: eravamo tutti in piedi, niente banchi, niente sedie, uno accanto all’altro appoggiati al muro e Lei era capitata accanto a me.Non si poteva non notare una ragazza così alta, con i capelli liscissimi, mora, con due occhi grandi e due fossette che si mostravano anche nei sorrisi più accennati.
Siamo diventate compagne di banco e condividevamo una forte, quotidiana e sincera amicizia.
L’errore più grande che ho potuto commettere è stato quello di pensare che la “migliore amica” doveva essere in assoluto una è una sola. Lei mi ha insegnato che un rapporto di Amicizia non dev’essere basato sull’esclusività ma sul Rispetto reciproco.
Quando lei iniziò a frequentare un gruppo di ragazze che io non conoscevo, mi sono sentita esclusa, mi sono ingelosita e così da un giorno all’altro abbiamo smesso di parlarci, senza un motivo serio, senza un litigio palesato. Per qualche mese abbiamo continuato a condividere il banco, con quella sensazione di disagio dovuta ad una forzatura dettata dal non potersi spostare per non stravolgere gli equilibri stabiliti all’interno di una classe arrivata all’ultimo anno di liceo con le proprie consolidate dinamiche.
Ricordo che abbiamo approfittato dei mesi da passare in uno stabile scolastico “distaccato” (le classi per tre mesi si alternavano in uno stabilimento diverso da quello principale) dove abbiamo cambiato compagna di banco. La situazione nel quotidiano era più facile da gestire e quello, per me, fu anche il momento di dire a mia madre di non preparare più due panini per la pausa, perché l’amicizia con Lei si era interrotta.
Dopo 5 / 6 mesi ho avuto un problema serio in casa ed avevo bisogno di parlare con qualcuno di qualcosa di profondamente mio, avevo bisogno di una persona non solo che mi sapesse ascoltare, ma anche di qualcuno che sapesse cosa dirmi (e come dirmelo) per aiutarmi ad affrontare le mie difficoltà. Arrivai presto alla conclusione che non avevo bisogno di “un’amica con cui sfogarmi” io avevo bisogno solo di Lei.
La chiamai, Lei mi rispose al telefono e anche se stava sulle sue, rispose alla mia necessità di parlare, accolse il mio sfogo, e poi mi disse: “grazie per avermi chiamata, io non l’avrei mai fatto perchè il mio orgoglio non me lo avrebbe mai permesso. Sarò sincera, non pretendere che dopo questa telefonata tutto torni come prima, dammi tempo, ma devi comunque sapere che io per te ci sarò sempre.”
Quel giorno ho imparato due cose importanti da tenere sempre a mente:
– che l’orgoglio si deve superare, se ne vale la pena, facendosi anche aiutare dal tempo;
– che se qualcosa/qualcuno fa bene alla tua vita, tu devi fare in modo che nella tua vita questa persona /questa cosa ci resti, rispettandola nei suoi tempi e nelle sue scelte.
…e tu dove e quando hai incontrato una persona per cui valesse la pena mettere da parte l’orgoglio? E che ricordo hai dei tuoi compagni di banco?
..unisci anche tu il tuo puntino…
Immagine:Ahle stark