Ero a cena fuori con una mia amica e mentre aspettavo che lei tornasse dalla toilette, ho ascoltato involontariamente i discorsi di due donne sedute al tavolo accanto al nostro, una spiegava all’altra il suo senso di colpa nel dover lasciare i figli piccoli per un breve periodo a causa di un trasferimento temporaneo per lavoro.
Tornata la mia amica, ho riferito l’argomento ascoltato e raccontavo di come, essendo sempre stata una mamma che lavora full time, ho sempre avvertito lo stesso tipo di “senso di colpa” pur non essendo fisicamente lontana ma vivendo nella stessa città.
Credo che il diventare Mamma e l’avvento dei sensi di colpa sia un meccanismo quasi automatico perché la nostra cultura, intendo quella italiana, pone la madre al centro della vita del proprio figlio come un “fulcro” nel bene e nel male per tutto ciò che succederà al proprio/a figlio/a e questo induce, anche involontariamente, la madre a sentirsi quindi responsabile di qualsiasi cosa accada al proprio figlio: se tutto va bene, è merito della madre o meglio “dalla Famiglia”, ma noi sappiamo che la vita in sé non è perfetta, per cui ci sarà sempre qualcosa che andrà “male o non come vorremmo”, qualcosa di più o meno grave, e la madre, in quanto tale, se ne prende carico sempre e di certo a livello emotivo in primis.
Si inizia da subito, già a poche ore dall’essere diventata Mamma, ci poniamo subito aperte ai nostri sensi di colpa:
– caso 1: la Mamma ha molto latte ma il bambino non riesce ad attaccarsi: disastro!
– caso 2 : il bambino si attacca ma la Mamma non ha abbastanza latte per sfamarlo: disastro!
– caso 3 : la Mamma ha latte a sufficienza, il bambino si attacca correttamente (con o senza orari fissi) per i primi 3/6/9/12 mesi… fino a quando il latte della Mamma non è più sufficiente (per sua natura) a sfamare un bimbo (che ormai cammina!) e così piano piano, o all’improvviso, si smette di allattare il proprio cucciolo e anche in quel caso boom! Senso di colpa! Non abbiamo scampo!
Come anticipato io stessa sono una Mamma che fino a qualche giorno fa ha sempre lavorato full time, rientrata dal periodo di maternità (inclusa la facoltativa) ho avuto l’aiuto di una preziosissima Babysitter che ha accompagnato le mie figlie (e anche me) in questi ultimi 4 anni. Devo dire che i sensi di colpa mi hanno sempre accompagnata, perché anche quando le cose vanno bene e sai che le tue figlie crescono serene, circondate dall’amore e dalle cure di noi genitori e delle persone che se ne prendono cura, senti di voler essere più presente soprattutto nella loro quotidianità che riesci un po’ a condividere solo la sera a cena (solo quando sono un po’ più grandi che riescono a ricordare) e poi si va a letto presto “che domani si va a scuola”.
Una mia cara Amica da poco è partita per un viaggio di lavoro che la terrà lontana dai suoi cuccioli per un anno e mi son chiesta se io sarei stata in grado di fare una scelta del genere.
Ho iniziato ad immaginare la situazione: innanzitutto le bimbe non sarebbero abbandonate senza la loro Mamma (questo non vuol dire che non sentirebbero la mancanza della propria Mamma e viceversa quest’aspetto è emotivo e quindi non si può analizzare), ma affidate alle cure di persone che le amano e di cui mi fido al 100%, i bimbi di oggi spesso hanno amici che vivono in un famiglia i cui genitori lavorano full time e che a volte si assentano per periodi più o meno lunghi per motivi di lavoro, per cui non si sentirebbero “diversi” o “meno amati” e questo aspetto in qualche modo aiuta, nell’analisi della situazione per poter scegliere se partire o meno c’è poi il risvolto professionale: un periodo in trasferta migliorerà le mie competenze? È forse un passaggio obbligato per far avanzare la mia carriera, nonostante io sia una donna? Se la risposta è positiva credo che partirei, certo accompagnata da momenti di sconforto e mancanza che si fanno forti sui sensi di colpa… ma bisogna anche dare l’esempio ai propri figli che si possono e si devono fare delle rinunce per crescere anche insieme nonostante la lontananza momentanea.
Da Mamma con sensi di colpa latenti e affrontati volta x volta, oggi sono sempre più convinta che il messaggio da insegnare ai nostri bimbi è: non esiste un bivio famiglia / lavoro, in cui se si sceglie uno si tradisce l’altro, questa è una delle più pericolose gabbie mentali che limitano la nostra libertà di Donne e di Mamme. I nostri figli a loro volta, studieranno e inseguiranno i loro sogni e già oggi (figuriamoci un domani) non sempre la città dove si nasce e si studia sarà la città dove si potranno realizzare, senza la necessità di dover viaggiare e accrescere le proprie esperienze umane e lavorative.
La figura della Mamma, seppur Unica, deve farsi aiutare dal Papà e da tutte le persone che amano i suoi figli senza gelosie o sensi di colpa. I genitori in primis devono dare l’esempio di persone che si impegnano nel loro lavoro anche allontanandosi fisicamente mantenendo un legame di comunicazione e facendo sentire ai propri figli che avvertono la loro mancanza ma che in quel momento stanno facendo qualcosa di gratificante per loro e di riflesso per tutta la famiglia. Credo che questa strada possa portare i nostri figli ad essere uomini e donne del domani più consapevoli e forti nel prendere decisioni senza intaccare la loro affettività e la loro idea di famiglia. Quando poi un genitore, sottolineo che sia la Mamma o il Papà, tornerà dalla trasferta potrà raccontare ciò che ha visto, vissuto e imparato mettendo a disposizione del figlio la propria esperienza… o forse è preferibile (non credo proprio) una Madre casalinga non soddisfatta ma sempre presente o una Madre che a tavola non ha nulla da raccontare perché non è gratificata dal lavoro che svolge?
Mia Madre inconsapevolmente è stata un grande esempio per me perché lei ha lasciato il suo Paese di origine, i suoi amici, la sua attività commerciale molto ben avviata economicamente e che la portava a viaggiare molto (per quegli anni e considerato che viveva in un paesino della Calabria), lei ha fatto una scelta ben precisa che fu quella di seguire mio Padre e “metter su famiglia” e devo dire che non ha mai dimostrato di essere insoddisfatta del nuovo ruolo di moglie e mamma a tempo pieno.
D’altra parte la sua generazione si basava sul bivio famiglia / lavoro, di cui ho parlato prima, e vivendo una vita agiata grazie al lavoro di Papà, Lei ha sempre tenuto la sua passione per il commercio chiusa in un cassetto. Non mi ha mai detto in maniera esplicita se si fosse pentita di non aver portato avanti il suo sogno neanche quando mio fratello ed io siamo diventati adolescenti e quindi non più bimbi, sogno che aveva realizzato già da ragazza al massimo livello; ma io non ho bisogno di dichiarazioni esplicite, io so per certo che lei ha fatto davvero una grande rinuncia come Donna a qualcosa che la gratificava e non so se noi figli negli anni l’abbiamo altrettanto gratificata (ahimè). Lei, in quanto a presenza fisica c’è e c’è sempre stata e io la ringrazierò sempre per questo, ma al tempo stesso la ringrazio perché io ho capito il meccanismo del bivio famiglia /lavoro e ce la metterò tutta per rinnegarlo, tentando di far incontrare le due strade e mostrare alle mie bimbe che le Mamme possono essere molto brave nel loro lavoro ed essere presenti con i loro figli soprattutto nei momenti di crisi e di bisogno.
Essere sempre presenti non sempre vuol dire “Esserci”, è la forma o la sostanza a fare la differenza nel rapporto con i nostri figli?
Da oggi (e non so per quanto tempo) sarò una Mamma Full time… in bocca al lupo a me!
…e tu che Mamma hai avuto? Presente fisicamente ed emotivamente o solo presente fisicamente?… e tu che Mamma sei?…
…unisci anche tu il tuo puntino…