Care ragazze,
voglio raccontarvi la storia di una ragazza che a 19 anni volle e riuscì a trasferirsi da Reggio Calabria a Roma per iscriversi all’università e studiare Scienze Politiche, nonostante il sogno di sua madre di averla sempre con sé nella sua città, e di suo padre di avere una figlia laureata in Giurisprudenza. Suo fratello fu obbligato a rinunciare alla sua vita appagante in quel di Reggio Calabria solo per far sì che lei non andasse via da sola, perché anche se era sempre stata una brava figlia, i suoi genitori ritenevano che non potesse cavarsela per conto suo.
I quattro anni universitari furono molto belli, forse più di come li aveva immaginati e quando iniziò ad avvicinarsi il momento di rispondere davvero alla domanda “cosa voglio fare da grande?”, si trovò davanti ad un bivio: inseguire il suo sogno di diventare una giornalista, oppure seguire il bisogno di rendersi economicamente indipendente il prima possibile? Si dondolava quindi tra Sogno o Bisogno…
I suoi genitori non avevano mai privato né lei né il fratello di nulla e, a dire il vero, non le fecero mai pesare il fatto che la stessero mantenendo per frequentare l’Università fuori sede. Il suo bisogno di staccarsi e “alleggerirli” nasceva solamente dalla sua voglia di affermarsi con le sole sue forze. Aveva già sperimentato in quegli anni la gratificazione di guadagnare da sé facendo qualche lavoretto qui e là durante i weekend o i periodi festivi; proprio per questo motivo, a Maggio, a 24 anni e con una laurea in mano, accettò di fare un colloquio come receptionist.
Si presentò al colloquio determinata a passare la selezione, ma quando lessero nel Curriculum aggiornato che era neo laureata, quasi si scusarono per la convocazione. Lei sorrise e spiegò che era molto motivata ad entrare nel mondo del lavoro, anche passando dalla porta secondaria; chiedeva soltanto un’opportunità per farsi conoscere. Così, dopo i 3 mesi di prova, la assunsero; e da quel momento iniziò il suo percorso lavorativo variegato e, per questo, molto stimolante, per lei che amava mettersi in gioco.
Dopo poco tempo, una sera, chiacchierando con un amico, venne a sapere di un monolocale in zona che si era liberato. Le disse: “se ti va di andarlo a vedere, ti passo il contatto”; “ma certo!” rispose lei. Fu amore a prima vista per quei 35 mq!
Venne il momento di comunicarlo alla sua famiglia! Sapeva che non sarebbe stato semplice; cercò quindi di prepararsi un discorso, confidando che l’emozione l’avrebbe guidata verso le “parole giuste” e così, il sabato successivo si ritrovarono tutti e quattro a Roma per pranzare insieme. Lei prese fiato e disse: “Volevo dirvi che ho visto un appartamento qui vicino, luminoso, bello e accessibile economicamente”. Silenzio. “Lunedì vado a firmare il contratto, mi danno le chiavi e poi mi devo organizzare…”. Suo padre la interruppe e chiese: “Ma non ho capito, per chi è quest’appartamento?” “Per me Papà! Ho uno stipendio fisso, mi trovo bene al lavoro, sto imparando tanto e ho pensato che è arrivato il momento di camminare con le mie gambe. Poi comunque è un monolocale qui vicino…” Non fece in tempo a terminare la frase che sua madre inveì bruscamente contro di lei chiudendo il discorso con un gelido e rabbioso: “Da oggi non hai più una madre”.
Il fratello inizialmente prese le sue parti perché pensava che la sua fosse solo una provocazione per rivendicare un ruolo più indipendente, ma quando si rese conto che si trattava di una scelta già presa, anche lui le diede contro. Suo padre reagì in maniera differente, opposta: si chiuse in un assordante silenzio, non proferì parola e non la guardò negli occhi fino a quando ripartirono per tornare a Reggio Calabria e anche successivamente le chiese di non chiamarlo per non metterlo in difficoltà.
La ragazza si traferì nel suo monolocale e la prima notte la passò a piangere, incredula che la sua famiglia non gioisse con lei per il traguardo raggiunto. Era orgogliosa di sé e della sua scelta così piena di indipendenza fatta a “soli 25 anni”.
Quella scelta, ne sono sicura, la rifarebbe mille altre volte e ne sono sicura perché quella ragazza ero io.
Ricordate amori miei, non siete alberi. Se una situazione non vi piace potete provare a cambiarla, o altrimenti potete semplicemente cambiare posto dove mettere radici. Scegliete Voi, io sarò sempre al vostro fianco qualunque sia la vostra scelta. Non necessariamente perché la condividerò, ma perché vi amo e vi rispetto.
Mamma Nicole
(Laboratorio di scrittura creativa “Storie fatte in casa” maggio 2020)