Estate: obbligatoria la tappa calabra per riabbracciare i miei e fare qualche giorno “di mare” con le mie bimbe.

L’emozione nascosta che non vedo l’ora di provare è (lo troverete assurdo) il varcare la soglia della mia cameretta che custodisce in silenzio la mia adolescenza. Mi fa ancora oggi dopo decenni un “certo effetto” perché, anche se è stata giustamente stravolta da quando non vivo più qui, la sento sempre mia e piena di ricordi importanti.

Inizialmente la mia cameretta era la “nostra” cameretta perché la condividevo con mio fratello. I due letti erano posizionati lungo due muri uno accanto all’altro con un comodino tra i due letti nell’angolo a cui si appoggiavano entrambi i letti. Nelle pareti c’erano appese delle foto in primo piano di noi bimbi alle diverse età e dei pupazzetti legati l’uno all’altro. La condivisione della camera non ci pesava molto e durò fino a quando, una volta cresciuti, i miei genitori decisero che bisognava cambiare casa e trovarne una più grande. Ricordo che nel giro di qualche mese Papà avrebbe cambiato ufficio spostandosi in una palazzina appena costruita e dove vendevano un appartamento più grande del nostro, quando ci comunicarono l’intenzione di voler acquistare quell’appartamento ricordo che per me fu davvero una sensazione bruttissima (che credo di aver celato molto bene) e che in silenzio mi ha fatto piangere molto accarezzando il muro (letteralmente) con la carta da parati staccata accuratamente con le mie unghiette all’età di 4/5 anni perché non volevo lasciare quella stanza che per me rappresentava senza dubbio, un porto sicuro, dove passavo tutti i miei pomeriggi e le mie notti a prender coraggio nel dormire al buio.
Il caso, o non so cosa, volle che misero in vendita l’appartamento accanto al nostro e così lo acquistarono e ridefinendo le stanze io avrei avuto la mia camera da letto e mio fratello la sua accanto alla mia.

Correva l’anno 1987 e i miei definirono tutti i dettagli incluso ovviamente il colore delle camere e il rispettivo arredo, la mia camera era bellissima, non avevo scelto nulla io, ma niente di niente, proprio niente, però era bella. Avevo solo 9 anni ma la cameretta era stata arredata per una signorina un po’ più grande, non era per nulla la stanza di una bimba, ma io ne ero entusiasta soprattutto perché la mia camera da letto era la “nostra ex cameretta” per cui avevo sempre la mia porta finestra che affacciava su una strada trafficata e rumorosa anche la domenica mattina, il sole mai diretto ma sempre riflesso e da cui non si vedeva il mare.
Bizzarro no? Eppure questa é l’ennesima conferma che é tutto relativo, ciò che tutti desiderano non é necessariamente quello che tu desideri.

Ricordo i pomeriggi a studiare con le gambe intrecciate alla mia scrivania, la mia prima tv in camera a 18 anni (regalo dei miei compagni per la maggiore età) e il tappeto che mi serviva da “pista” da calpestare mentre ripetevo a voce alta le materie per l’interrogazione del giorno dopo.
La mia radio nera sul mio comodino, doppia cassetta e le mie frequenze preferite sintonizzate nei 4 canali a disposizione, il mio armadio a muro occupato da una parte da lenzuola, asciugamani e coperte e infine amo ancora infinitamente il mio lampadario: così elegante, con questa forma così leggera, ancora oggi lo guardo innamorata e vorrei portarmelo via con me…

La forma del mio lampadario mi trasmette, guardando la punta la sua leggerezza, come fosse un fazzoletto in volo legato ad un filo ( il braccio nero), a volte mi soffermo su quella bolla trasparente dall’altro capo del braccio che rappresenta, nel mio immaginario, la parte “concreta” seppur trasparente e anch’essa in parte “fatua” e quindi priva di consistenza… il simbolismo che ho dato a quest’oggetto rispecchiava il mio desiderio di leggerezza…

Ricordo che ad un certo punto decisi di voler assolutamente appendere un poster alla parete, sì un poster come tutte le ragazzine come me compravano “Cioè” anche per il poster della settimana, ma mia madre me lo vietò categoricamente senza possibilita di appello, per poi farmi avere quel poster incollato su una struttura in legno come fosse un quadro…era un meraviglioso primo piano di Raoul Bova… chissà che fine ha fatto!

Oggi la mia cameretta è abbastanza stravolta dai cambiamenti… ma non so come spiegarlo… a me basta sedermi e guardarmi attorno per rivivere i segreti di queste mura fatti di sorrisi, pianti, lettere, diari, confidenze, di sguardi adolescenziali persi attraverso quella porta finestra che dà su una strada rumorosa ancora oggi anche la domenica mattina…

…e tu come la ricordi la tua cameretta di ragazzo/ragazza?… oggi com’è?

…unisci anche tu il tuo puntino…